> 1° Rally Ronde dei Quattro Comuni 2006 > I Quattro Comuni

I QUATTRO COMUNI
(Cenni storici)

CITTA' DI MIGGIANO

I primi documenti cartacei testimoniano l’esistenza di Miggiano nel XII secolo. Nel 1156 Guglielmo il Malo distrusse la città di Vaste e gli abitanti, sbigottiti e fuggenti, si rifugiarono in parte nella valle dove sorge l’attuale nucleo abitato ed in parte in località Torrepaduli Testimonianza dell’originario miscuglio di popoli da cui deriva il paese è il suo stesso nome che, nel corso dei secoli, si evolve da Mesiano in Misiano, poi Misciano e Miggiano dei Paduli nel 1600 ed infine Miggiano. L’esistenza storica del paese è provata da due documenti dell’archivio di Napoli, uno del 1182 e l’altro del 1272, nei quali si nomina il “villaggio di Miggiano”. Le vicende storiche del paese ricordano il saccheggio e le stragi fatte dai turchi nell’ottobre del 1480, in cui vennero rapiti donne e bambini e le scorrerie dei Veneziani, nel giugno del 1484, che devastarono completamente il paese. E’ solo grazie alla pietà di Bellisario Acquaviva, che ebbe la giurisdizione penale e civile per quel periodo, che i pochi abitanti rimasti potettero scampare alla terribile carestia che afflisse per un lungo periodo il territorio. Un’ipotesi suggestiva, ma non per questo poco reale, fa risalire invece le origini di Miggiano all’età del bronzo. La presenza infatti in loco di insediamenti umani risalenti a questo periodo è testimoniata dal ritrovamento di vari menhir e grotte scavate nella pietra. Tra l’altro, anche le numerose tombe messapiche e romane ritrovate nel 1878 sono il segno evidente che le origini del paese sarebbero molto più antiche di quanto riportato dai documenti cartacei e dunque sicuramente prima del XII sec.

CITTA' DI MONTESANO

Deve questa denominazione al fatto che si adagia su di un pianoro leggermente elevato, il quale in confronto al terreno circostante, assolutamente piatto e un tempo paludoso, era considerato “un monte” nel significato di “piccola altura”, conformazione tipica delle Serre Salentine. Al termine Monte si aggiunse l’aggettivo “Sano” determinato dalla durezza della roccia affiorante. Nei secoli scorsi, questo luogo, era indicato come immune dalla malaria e nello stesso tempo molto fertile: questa caratteristica era dovuta essenzialmente alla combinazione di due elementi naturali: una certa sopraelevazione del terreno unita all’alto grado di piovosità della zona. Infatti il territorio comprendente Montesano e i centri dell’immediato circondario è quello a più alto indice di piovosità di tutta la Puglia, compreso il Gargano. Il centro risale probabilmente al XIV secolo. Nei secoli successivi appartenne dapprima alla famiglia d’Aragona e quindi alla famiglia Marulli, detentrice del feudo del Marchesato di Specchia e Campomarino. Tra i suoi monumenti figurano soprattutto la Chiesa Matrice, eretta nel 1822; la Chiesetta dedicata alla Madonna della Consolazione, edificata nel 1821; la Chiesetta del protettore San Donato, rimaneggiata integralmente nel 1775, che ospita un dipinto del ‘400 che riproduce la figura del Santo. Suoi illustri cittadini furono i fratelli Bitonti, medici e chirurghi, ed il sacerdote, giurista e rinomato chirurgo Saverio Scolozzi, tutti attivi nel XVIII secolo.

CITTA' DI RUFFANO

Nel cuore delle “Serre”, alle ultime propaggini delle murge salentine, sorge, come d’incanto, l’originale cittadina di Ruffano, il centro urbano si adagia su tre piccole colline come testimonia lo stemma comunale che raffigura, appunto, tre collinette ed un “R” maiuscola coronata. E’ un paese prevalentemente agricolo, con un centro storico prestigioso, composto da un nucleo centrale più antico, con vicoli, portali, corti e palazzi, ed una parte più moderna. Nella piazza principale spicca maestosa la chiesa Matrice del ‘700. Per parlare d’estate di Ruffano però bisogna fare subito riferimento ad un giorno molto particolare per i ruffanesi: dal tramonto del 15 agosto all’alba del 16. Tutto di continuo, senza interruzioni alcune, in questa notte, di fronte alla chiesa di San Rocco nella frazione di Torre Paduli, si suona e si danza a ritmo di tamburrelli, fisarmoniche, flauti, armoniche e di duellanti che si cimentano nella tradizionale “danza delle spade”, rigorosamente in un cerchio e senza armi, solo con le braccia e con le mani in un ritmo antico di sfida al coltello praticato nel tempo passato da uomini litigiosi che si incontravano durante i mercati. La festa di San Rocco richiama decine di migliaia di visitatori ed è uno degli appuntamenti estivi più attesi del Salento. Da non perdere nemmeno i fuochi di mezzanotte.

CITTA' DI SPECCHIA

Il nome derivava da alcune antiche “specole” che si vedevano. Riguardo alle specole o specchie tutti gli storici sono d'accordo nel ritenerle cumuli di pietre che servivano come opere di difesa e come postazioni per vedetta o addirittura come sepolcri di antichi eroi morti in battaglia. V'è anche chi crede che le specchie siano state dei monumenti sepolcrali (di uomini illustri) come era in uso presso qualche altro popolo; per sincerarsene, ne fecero rimuovere due: quella detta di Santa Teresa e l'altra di Alpignano, presso Zollino, e non si trovò niente. Le specchie furono erette, secondo gli storici, durante l'età neolitica e nelle primissime età del bronzo.
Storici dicono che "Preti" deriva da "Petrae", ma ciò risulta errato se si considera che tutti i documenti fino al '700 riportano il nome completo di "Specla Presbiterorum". E' evidente dunque che si tratta di “preti” e non di “pietre”. Non si sa a cosa attribuire quest'appellativo, non certamente al fatto che a Specchia ci fossero molti preti, perché tale caratteristica è comune a molti paesi. Mons. G. Ruotolo pensa che un tempo questo paese fosse appartenuto in prevalenza a sacerdoti regolari e secolari e porta a conferma l'esempio del Calone dei Preti, che un tempo era un casale appartenuto al Clero metropolitano di Brindisi. Lo stemma civico rappresenta un mandorlo che cresce su un cumulo di pietre, per ricordare, secondo alcuni, i molti mandorli che crescevano nelle contrade.